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Depressione: come la si affronta in Alto Adige

Depressione: come la si affronta in Alto Adige

24.11.2016.
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Yacek Yerka – S.A.D.

I tre sintomi cardine della depressione sono:

  • tono dell’umore basso / deflesso
  • calo delle energie
  • perdita totale di interessi e piaceri

Spesso le persone somatizzano il loro malessere, e sono preda di sensi di colpa e pensieri ricorrenti e ripetitivi sull’angoscia vissuta (ruminazione). Queste ruminazioni non motivano affatto le persone a pianificare azioni per uscire dal problema; non sono orientate verso uno scopo e non vengono condivise con gli altri; consistono perlopiù in una interpretazione rigida e negativa degli eventi passati.

La depressione può essere definita come incapacità ad adattarsi a determinati eventi o cambiamenti. Può essere considerata una risposta ad una esperienza di impotenza che può essere stata attivata da una combinazione di fattori personali, relazionali e sociali. Esempi sono:

  • situazioni infantili e familiari di trascuratezza ed abuso
  • esperienze interpersonali di perdita delle relazioni
  • il sentirsi privi di aiuto davanti agli eventi
  • la perdita del senso di efficacia personale

In un interessante articolo sull’Alto Adige del 28 settembre 2016, Roger Pycha – primario del Servizio Psichiatrico dell’ospedale di Brunico nonché storico membro della IARTS (Istituto Altoatesino per la Ricerca e la Terapia Sistemica) – afferma che nella nostra regione più di ventimila persone soffrono di depressione. Ad essere colpite sono il doppio delle donne rispetto agli uomini. Inoltre la nostra provincia è in cima alle classifiche nazionali per il consumo di psicofarmaci. Un altoatesino su venti è malato di depressione ed uno su cinque rischia di ammalarsi. Si ritiene che il 40-70% dei suicidi sia riconducibile a patologie depressive.

Le persone depresse spesso perdono forza decisionale e la capacità di reagire e di cercare aiuto. Spesso i primi punti di riferimento per i malati di depressione sono i medici di base ed i servizi psichiatrici del territorio. Tra i primi aiuti che vengono forniti vi sono quelli farmacologici.

L’utilizzo dei farmaci antidepressivi espone inevitabilmente ad effetti collaterali e ad altri rischi. Inoltre una certa percentuale di pazienti non risponde agli antidepressivi. In ogni caso, comunque, la risposta al trattamento farmacologico non è immediata, ma occorrono alcune settimane. Tali farmaci non possono essere assunti per sempre, e cessata l’assunzione poco a poco i sintomi depressivi si manifestano nuovamente. In assenza di terapie che integrino quella farmacologica non vi è nulla dopo la sospensione del farmaco che possa ridurre il rischio di ricadute. Tali ricadute sono sempre probabili in un disturbo ricorrente come la depressione.

Diviene pertanto sempre più indispensabile considerare modalità terapeutiche che possano integrare quella farmacologica e – laddove possibile e necessario – sostituirla.

Dalla depressione si può uscire con la psicoterapia. L’approccio sistemico indaga la depressione nelle varie fasi del ciclo di vita delle persone. Inoltre la mette in relazione con le dinamiche familiari e di coppia, con l’obiettivo è di individuare strategie terapeutiche per affrontarla. Spesso infatti le esperienze di carenza vissute nella famiglia di origine si riattualizzano nel rapporto di coppia e sulla nuova famiglia. Occorre quindi accettare ed integrare, con l’aiuto del terapeuta, le diverse dimensioni dell’essere figli, della genitorialità e della coniugalità.

Author:

Psicologo e psicoterapeuta, lavoro con singoli, coppie e famiglie basandomi su un approccio sistemico-relazionale.